L’Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione dell’Osservatorio sulla GDO italiana e internazionale a prevalenza alimentare che aggrega i dati economici e finanziari di 116 aziende nazionali e 30 maggiori player internazionali per il periodo 2016-2020. Per l’Italia la copertura è stimata pari al 96% del mercato. Lo studio comprende un focus sulla sostenibilità della GDO in Italia e all’estero. L’indagine completa è disponibile per il download sul sito www.areastudimediobanca.com
Il 2021 e oltre
I dati preliminari dei grandi retailer internazionali quotati indicano vendite nel 2021 in
aumento del 3,6%, con effetti molto positivi sui margini industriali
(+13,1%) e sul risultato netto (+16,3%); non si arresta l’esplosione del
canale on-line (+50% circa) che tocca l’8% del fatturato complessivo (in Italia si ferma sotto il 3%). Il 2022 della Distribuzione Moderna in Italia, dopo la pausa del 2021 (-0,1% sul 2020), dovrebbe avanzare dell’1,3%.
Continua
la crisi delle grandi superfici: gli ipermercati perdono quota passando
dal 32,6% del mercato nel 2007 al 26,5% del 2021, incalzati dai
discount (21,7%) più che raddoppiati dal 2007 (9,5%) e attesi al 24,6%
nel 2023, con performance in termini di vendite per mq sempre più vicine
a quelle dei supermercati (6.070 euro per mq vs 6.240 nel 2020) che
restano i veri dominatori del mercato (43,1% del mercato nel 2021). Il
perdurare dell’inflazione ha favorito la ripresa della
pressione promozionale che ha raggiunto nel I semestre 2021 il 27,9%
dopo essere calata al 26,5% nel 2020, e ha acuito la competizione verticale tra i retailer e i fornitori di beni di largo consumo che
presentano una diversa marginalità. Nel periodo 2016-2020 i principali
gruppi mondiali del food&beverage hanno realizzato un ebit margin
del
12%, tre volte quello dei maggiori operatori internazionali della Gdo
(3,8%), differenza che si riduce considerando il Roi (11,1% vs 9,5%).
Nel 2021 la concentrazione del mercato italiano è
stabile: la market share dei primi cinque retailer è pari al 57,6%,
restando al di sopra di quella della Spagna (56,4%), ma lontana da
Francia (78,6%), Gran Bretagna (75%) e Germania (73,4%). Nel 2021 Conad detiene la maggiore quota di mercato con il 15%, seguita da Selex al 14,5% e dalle Coop al 12,3%. Nel 2011 le
Coop erano il primo gruppo con il 15,3%, seguite da Conad al 10,6% e da Selex all’8,1%.
Il 2020: un anno eccezionale
Le vendite degli operatori italiani hanno registrato un aumento del 5,7% rispetto al 2019, +10,9% sul 2016 (+2,6% medio annuo). Il Roi del sistema nel 2020 ha toccato il
5,6% dal 4,8% medio del 2016-2018. La crescita al 9% della
Distribuzione Organizzata ha rappresentato un riavvicinamento alla media
2016-2018
(8,9%) dopo il calo del 2019 (8,1%); recupero che non è riuscito ai
Discount, in aumento dal 17,3% del 2019 al 17,5% del 2020 ma al di sotto
del valore medio del 2016-2018 (19,7%). Prosegue il trend positivo
della Grande Distribuzione dal 3,4% del 2016-2018 al 4,1% del 2020. Dinamica analoga per l’ebit margin: dal 2% del 2016-2018 al 2,7% del 2020, con la Distribuzione Organizzata in crescita
dal 2,6% del 2016-2018 al 3,2%, la Grande Distribuzione dall’1,4% del 2016-2018 al 2% e i Discount dal 4,9% al 5,5%.
La sostenibilità nella GDO italiana e internazionale
Le
imprese della GDO trattano diffusamente il tema della sostenibilità
all’interno di sezioni dedicate dei propri siti internet. La differenza tra le società estere e quelle nazionali è evidente se si
considera
la redazione di un Report sociale o di sostenibilità: totalitaria tra
le prime, solo nel 56,3% dei casi per le seconde, seppur in aumento di
9,2 p.p. rispetto all’anno precedente. Con riferimento ai
temi oggetto di misurazione analitica, i retailer italiani appaiono in ritardo rispetto ai grandi player internazionali. Quanto alle risorse umane,
a fronte di forza lavoro femminile complessiva simile (62,9% in Italia,
58,3% all’estero), il divario aumenta per le posizioni manageriali:
all’estero la quota sfiora il 40%, in Italia si ferma al 17%. Sui temi ambientali:
la quota di rifiuti differenziati è pari al 67,7% in Italia e al 72%
all’estero. L’impegno profuso dai retailer stranieri per ridurre
l’impatto ambientale ha portato a risultati più soddisfacenti rispetto a
quanto fatto da quelli italiani: le società estere hanno ridotto
l’intensità energetica del 12,9% e quella carbonica del 12,1%, quelle nazionali rispettivamente del 5,5% e del 6,6%.