Serve un nuovo linguaggio del vino per educare i giovani al buon bere responsabile

Aziende e produttori dovrebbero usare messaggi semplici, comprensibili e non autoreferenziali e raccontarsi in modo personale e unico attraverso un uso intelligente di Instagram e TikTok

La principale fonte di informazione per i ragazzi della Generazione Z, come sappiamo, deriva da internet, principalmente per il costante utilizzo dei social network.
Fra e-commerce e irrinunciabili profili Instagram e TikTok, le aziende di vino si stanno adeguando, seppure attraverso un linguaggio che a stento va oltre l’indicazione del prezzo di vendita nel primo caso o di un’immagine accattivante nel secondo.

Senza racconto si dimenticano le radici che, invece, sono importanti per capire le differenze fra i vari territori, gli aspetti climatici, i terreni e via dicendo. Ovvero non si educa al bere bene.

Ma il racconto, prima o poi, dovrà anche adeguarsi a un linguaggio nuovo. Per parlare con la nuova generazione, che tra pochi anni rappresenterà il nuovo fronte degli investitori, occorre utilizzare lo strumento del web e i segreti per comunicare tramite esso.

Se da un lato molti settori, in questo senso, si sono attrezzati nei tempi più opportuni, dall’altro quello vitivinicolo se la sta prendendo un po’ troppo comoda. Procede con incertezza, non senza una diffusa – talvolta esibita – diffidenza. Reazione che non riguarda solo i piccoli agricoltori nati e cresciuti nelle campagne – spesso resistenti ai cambiamenti e alle tecnologie innovative – ma anche molti imprenditori agricoli titolari di aziende decisamente all’avanguardia.

Così facendo, si rischia di perdere un’importante fetta di clienti e investitori futuri. Occorre dunque vivere questo presente – caratterizzato da eventi imprevedibili e cambiamenti repentini – con sguardo fisso sul futuro che avrà come protagonisti questi ragazzi nati e cresciuti in un mondo digitale.Trovare il modo di educarli a bere bene, di qualità, fa parte di un processo necessario affinché il mondo del vino sopravviva alla digitalizzazione, sfilando un mercato importante ai colossi del web che finirebbero, inevitabilmente, per omologare monopolizzando i contenuti.

Purtroppo, il consumo di alcol fra i giovani è in crescita (per la gioia delle multinazionali dei superalcolici) mentre cala quello del consumo di vino durante i pasti. Insomma, i ragazzi bevono solo per “divertirsi” e la pandemia non ha certo aiutato. L’abuso di alcol non si corregge con le repressioni, bensì educando i giovani a bere vino consapevolmente.
Pertanto, chi fa divulgazione, le aziende produttrici e i rivenditori – anche in rete – dovrebbero parlare ai futuri clienti, oggi ventenni, attraverso un linguaggio comprensibile e non autoreferenziale, come spesso abbiamo visto in passato

Lo scopo di chi opera nel mondo del vino deve dunque essere nell’immediato quello di svecchiare i propri mezzi di comunicazione: non servono più i profili Instagram stereotipati, fatti tutti con lo stesso cliché da una delle tante agenzie di social media marketing. Sarebbe meglio che i lavoratori iniziassero loro stessi a prendere in mano lo smartphone e a raccontarsi in modo personale e unico, parlando direttamente con i clienti (soprattutto con quelli futuri) e svelando ciò che ha prodotto quel sorso di vino, insieme alle profonde differenze che rendono ogni bottiglia unica e speciale.

Come fare questo? Forse, accantonando momentaneamente Facebook e utilizzando i nuovi strumenti che il web e i social ci mettono a disposizione. I linguaggi più vicini alla Generazione Z, come le stories, le dirette e i reel su Instagram. Soprattutto differenziando l’offerta comunicativa tramite l’utilizzo di piattaforme di grido come Twitch e TikTok (e non mi riferisco ai balletti con sotto una musichina, sia chiaro).
Attraverso questi nuovi canali – da accettare per come sono, con pregi e difetti – le aziende vitivinicole avranno maggiore possibilità di rivolgersi in maniera più efficace a una platea di pubblico giovane, ai quali va raccontato l’amore e il sacrificio che sta dietro a quel calice di vino buono che trovano sulla tavola per il pranzo della domenica. Sono questi ragazzi che fra pochi anni potrebbero entrare a fare parte di quel comparto produttivo, generatore di un valore economico molto importante per questo paese.

Solo in questo modo daremo una possibilità in più di crescita a un settore così importante per la nostra economia. Una crescita che avverrà per mano delle nuove generazioni, mossa dagli insegnamenti di quelle precedenti.

di Cristiana Lauro su www.ilsole24ore.com