Papa Francesco al Copercom: incontro, ascolto e parola sono l’a-b-c’ del buon comunicatore

“Incontro, ascolto e parola. È una sorta di ‘a-b-c’ del buon comunicatore, perché è la dinamica che sta a fondamento di ogni buona comunicazione. Anzitutto, l’incontro con l’altro: significa aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti.

L’incontro è il presupposto della conoscenza. Se non c’è l’incontro, non c’è comunicazione. Poi viene l’ascolto. Molto spesso ci accostiamo agli altri con le nostre convinzioni, fatte di idee preconfezionate, e rischiamo di rimanere impermeabili alla realtà di chi abbiamo di fronte. Invece, si tratta di imparare a fare silenzio, prima di tutto dentro di sé, e a rispettare l’altro: rispettarlo non formalmente, ma effettivamente, ascoltandolo, perché ogni persona è un mistero. L’ascolto è l’ingrediente indispensabile perché ci sia un dialogo vero. Solo dopo l’ascolto, arriva la parola”. Lo ha detto, ripreso da Adnkronos,

il Papa all’udienza con i partecipanti all’Incontro promosso dal Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione (Copercom).

Il pontefice ha colto l’occasione per riflettere con i partecipanti su alcuni “obiettivi”. “Il primo è, per così dire, istituzionale: il coordinamento. È un obiettivo nobile quello di mettere insieme più realtà per raggiungere un fine ben preciso – sottolinea – Coordinare è un verbo a voi familiare.

 Ma per chi? Per cosa? Sono gli interrogativi che aiutano a definire meglio l’impegno quotidiano per una buona comunicazione. Coordinare non è un’attività semplice, richiede pazienza, visione, unità d’intenti e, soprattutto, la valorizzazione delle singole identità associative, che vanno poste a servizio dell’insieme. Occorre far fruttificare i talenti e le competenze a beneficio di tutti, a servizio della Chiesa in Italia.

Vi incoraggio a ripartire da qui, e a guardare al futuro con fiducia, pronti anche a imboccare strade diverse e innovative. Il cammino compiuto in questi venticinque anni vi offre già un buon bagaglio di esperienza per poter ulteriormente migliorare il lavoro di coordinamento”.

“Un secondo obiettivo è il cambiamento”, prosegue il pontefice secondo il quale “non bisogna temere di lasciarsi interpellare dalle sfide e dalle opportunità che il tempo presente propone.

In questo dovreste essere esperti: esperti di cambiamento! Infatti, occupandovi di comunicazione, sapete benissimo come le innovazioni tecnologiche stiano accelerando i processi e i passaggi generazionali. Il cambiamento, per essere affrontato e gestito in maniera fruttuosa, richiede una buona capacità educativa e formativa.

Vi invito a guardare, in modo particolare, alle nuove generazioni e a individuare i percorsi più adatti per stabilire con esse contatti significativi”.

“E state attenti – aggiunge il Papa – perché cambiare non significa assecondare le mode del momento, ma convertire il proprio modo di essere e di pensare, a partire dall’atteggiamento di stupore di fronte a ciò che non muta eppure è sempre nuovo! Stupore che è l’antidoto contro l’abitudine ripetitiva e l’autoreferenzialità”.

Il Pontefice ha poi ridato “il percorso sinodale. La Chiesa, anche in Italia, sta compiendo un cammino, un processo inserito in quello avviato lo scorso anno a livello universale, e che proseguirà fino al 2024. Al di là della scansione temporale, camminare in modo sinodale significa vivere appieno l’ecclesialità.

Proprio come ha insegnato il Concilio Vaticano II, che sessant’anni fa stava muovendo i primi passi. Vi esorto, pertanto, a portare il vostro specifico contributo a questo cammino della Chiesa in Italia.

Come associazioni nazionali siete luoghi in cui ogni giorno concetti e teorie si misurano con la fatica e la speranza delle donne e degli uomini. Questa fraternità di vita può aprire una finestra importante in un tempo di grandi conflittualità. Possiate essere, nel vostro impegno quotidiano, testimoni e tessitori di comunione”.