La Comunicazione Visiva… di Marina Martorana

Importante? Ebbene sì, diamo ancora  la parola alla scienza : l’80% delle persone ricorda quel che vede rispetto al 10% di quel che sente e al 20% di quanto legge.  

Se pensiamo che il cervello usa 13 millisecondi per elaborare un’immagine, ben 60 mila volte più velocemente del testo, capiamo quanto sia incisiva la comunicazione visiva    Permette infatti di raggiungere il massimo effetto nel minor tempo possibile, grazie al suo forte potere di richiamo, alla sua immediata comprensibilità e alla facilità di memorizzazione.

D’altronde diamoci un’occhiata in giro: dai segnali stradali a ospedali, aeroporti,  parcheggi conosciamo tutti i singoli significati degli avvisi ideati per la comunità.

E spesso basta una foto per raccontare un dramma, per esempio quello dei migranti siriani che desiderano fuggire in Europa è stato immortalato da Nilüfer Demir. Un simbolo: come ricorderete,  ritrae un bimbo intorno ai 4-5 anni, senza vita, con una maglietta rossa, riverso su di un fianco, in riva al mare.

Passando a qualcosa di allegro, chi non ha presente una strepitosa Marylin Monroe in abito bianco, con la gonna che si alza sotto ai condotti della metropolitana? Lo scatto di Sam Shaw, durante la scena di Quando la moglie è in vacanza, è diventato addirittura più famoso dello stesso film di Billy Wilder.  

Eppure nonostante sia evidente a tutti il potere dell’iconicità, i social spesso ci mostrano quanto sia ingenuamente disatteso. Non ci riferiamo a persone che postano foto o video del compleanno in famiglia, della gita con gli amici, delle bestiole di casa. Ma tanti – e sono proprio tanti – usano Internet per promuovere se stessi, la loro attività, il proprio lavoro. Con l’intento, appunto, di espandersi, di attirare nuovi clienti.

Ora, il modo migliore per colpire nel segno è senza dubbi quello di rivolgersi a un’agenzia o a un consulente. Come ogni forma di comunicazione, anche la visuale ha le sue regole.

Poniamo che per mille ragioni, tra cui quella economica, il nostro Mario Rossi ritenga di poter fare da sé. Per ottenere riscontro, tuttavia, deve rispettare alcuni parametri fondamentali. A partire dai colori che, scientificamente dimostrato,  influenzano la psiche e cui Marketing Journal ha già dedicato un articolo.

In sintesi, la tinta più usata è il blu perché trasmette forza e fiducia. Il rosso può spaventare, meglio usarlo per messaggi rapidi, che chiedono una risposta diretta e immediata.

Al contrario il verde suggerisce tranquillità, salute, rispetto per l’ambiente. Perfetto, quindi, per dare l’idea del relax. L’arancione è molto usato nel web, attira l’attenzione , ispira felicità e amicizia. Meglio comunque non abusarne, è forte, ma ben dosato produce ottimi effetti.

L’elemento tipografico ha una valenza da sottolineare, dà infatti piacevolezza al messaggio.

Meglio basarsi su caratteri semplici, lasciar perdere i fantasiosi che possono confondere e, non ultimo, bisogna prestare attenzione al corpo. Non tutti hanno una vista 10 decimi, meglio sceglierlo un pochino più grande che un po’ più piccolo della media.  

I contenuti testuali presenti perlopiù nella comunicazione visiva sono testo e didascalia, quest’ultima chissà perché non compare sempre.

Avete presente immagini carine, curiose, accativanti dove non è specificato di che si tratta?

Ecco, il lettore passa oltre, non sta a scervellarsi per capire. Essere enigmatici, consciamente o meno, non premia gli autori soprattutto in rete, dove tutto scorre a velocità supersonica.

Per quanto riguarda il testo, siamo alle solite: non commettere errori di grammatica, in ogni occasione socioprofessionale fa perdere di credibilità. In parecchi si affidano al programma Google che dovrebbe segnalare gli strafalcioni, purtroppo l’algoritmo non tiene conto di varianti e di tempi verbali,  non è quindi attendibile come si vorrebbe.

Meglio far leggere i contenuti a qualcuno che corregga le eventuali  inesattezze, prima di pubblicarli. E, suggerimento, scegliere poche ed efficaci parole, scritte o a voce, espresse con tono diretto e amichevole. Bisogna tener conto che siamo bombardati giorno, notte, feriali e festivi da messaggi promozionali in ogni salsa. Vien da sé che si tenda a non prestare attenzione a testi lunghi e articolati, ritenuti di primo acchito noiosi o invadenti.  

Ed eccoci alla scelta iconografica. Prima di tutto, precisiamo che il pubblico oggi è digitalmente super sgamato, riconosce al volo le immagini di repertorio ottenute gratis dai siti che le rilasciano. Fatto che, inevitabilmente, fa pensare a un’azienda come pure a un professionista – o presunto tale – raffazzonati.

Anche una foto scattata da sé oppure un video girato personalmente devono avere i requisiti almeno basilari per non far sfigurare il mittente. Luce, messa a fuoco, distanze proporzionate, soggetti attraenti e significativi. Non è affatto semplice per i profani del clic.

Però esiste un trucchetto che di solito coinvolge molto gli utenti e non comporta costi e specializzazioni. Certo, necessita di attenzioni, o meglio, degli accorgimenti sinora qui raccontati.

Stiamo parlando delle infografiche, un modo sintetico, simpatico e semplice per dare tutte le informazioni necessarie senza ammorbare. Una scheda grafica colorata, con i punti essenziali di quel che si vuole comunicare è una soluzione easy,  che chiunque abbia un minimo di dimestichezza col pc può mettere in pratica.

Scriveva il lungimirante autore americano Charles Bukowski, in era pre-web: “Che fine ha fatto la semplicità? Sembriamo tutti messi su un palcoscenico e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo”.  

Invece, o forse proprio per questo dilagare di artifizi e di simulazioni, la naturalezza piace.
E convince anche i più diffidenti.

di Marina Martorana
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