La Comunicazione del Food & Beverage (5) grazie a Giorgio Vizioli

Comunicare l’Olio: tanta strada da fare.

Gli ulivi, e l’olio che da essi si ricava, sono una delle produzioni di maggiore pregio dell’agroalimentare italiano. Purtroppo, però, la comunicazione in questo campo presenta molti margini di miglioramento.

Partiamo dal nome (anche se è una battaglia irrimediabilmente perduta in partenza). Mentre, infatti, sarebbe logico chiamare il prodotto nel modo più semplice e chiaro, ossia Olio d’Oliva, aggiungendo eventualmente le sigleDOP o IGP (ora sono 50, in Italia, gli olii che se ne possono fregiare), la leggeprescrive di aggiungere l’aggettivo extravergine.

La differenza è tecnica e di fondamentale importanza: l’olio extravergine si ottiene solo con processi meccanici (spremitura delle olive) mentre l’olio d’oliva èuna miscela composta da olio raffinato (ottenuto con sostanze chimiche) e olio vergine.

È tutto chiaro, ma bisogna ammettere che,per il consumatore, italiano e straniero, questa anomalia genera confusione e forse, dal punto di vista della comunicazione e quindi della valorizzazione del prodotto, siamo partiti con il piede sbagliato. Ma ormai è fatta e andiamo avanti.

L’olio extravergine d’oliva, che in comunicazione e commercio si nobilita a volte con il suffisso “evo” (acronimo di extravergine d’oliva, ma al tempo stesso evocatore della prima abitante del paradiso terrestre), può essere molto diverso a seconda delle zone di produzione e soprattutto delle cultivar utilizzate.

Cosa sono le cultivar? La parola viene dalla contrazione dei termini latini “culta varietas”, o di quelli inglesi “cultivated variety”. In pratica è l’equivalente di vitigno, per le olive. E, come accade per i vitigni, nel nostro paese anche le cultivar sono numerosissime:oltre 500, pari al 40% di tutte quelle conosciute a livello mondiale, e tutte di gran pregio.

Purtroppo, però, non si sa perché, mentre i nomi di molti vitigni sono noti ai consumatori, che quindi possono scegliere i vini in base alle loro caratteristiche organolettiche, i nomi delle cultivar sono generalmente sconosciuti ai non addetti ai lavori. Leccino, Moraiola, Maurino, Pendolino, Don Carlo, Giulia, Frantoio, ossia le varietà di olive, solo per citarne alcune, ben di rado sono nomi riportati in etichetta. O sono argomenti utilizzati per la comunicazione dei prodotti.

E questo stupisce, prima di tutto perché stiamo parlando di un prodotto italiano di grandissima eccellenza. E, in secondo luogo, perché tutti sanno che consumatore informato e competente compra meglio ed è disponibile a spendere di più se conosce ciò che sta acquistando. Per l’olio come per il vino, ma anche per il caffè, i pomodori, le patate, il riso…

Quindi, nella comunicazione in favore dell’Olio evo c’ò ancora molto strada da fare, e soprattutto ampi margini per valorizzare correttamente questo prodotto, fiore all’occhiello della produzione italiana. Eventualmente attraverso una campagna collettiva di lungo periodo che crei una adeguata cultura specifica che consumatori.

Giorgio Vizioli
Comunicatore e Giornalista, dal 1990 titolare dell’Agenzia Studio Giorgio Vizioli & Associati di Milano (www.studiovizioli.it), ha ricevuto il Premio “Ufficio Stampa di Eccellenza 2019” del GUS (Giornalisti Uffici Stampa) Lombardia
Membro del Comitato Direttivo del ClubMC
<a href=”mailto:giorgio.vizioli@studiovizioli.it”>giorgio.vizioli@studiovizioli.it</a>