L’agenzia ItaliaMeteo per la meteorologia, per la climatologia e per il
mare è ormai una realtà. Si tratta di un unicum nel panorama italiano,
che si allinea così a quello europeo, dotandosi di un servizio
meteorologico civile a livello nazionale.
È il risultato di un
iter tortuoso – durato un ventennio – per convogliare tutte le realtà
già esistenti sotto una governance unitaria, che integra conoscenze e
capacità militari e civili, statali e regionali del settore. Il
direttore dell’agenzia, Carlo Cacciamani, è intervenuto per illustrare
le funzioni di ItaliaMeteo durante il convegno organizzato da AISAM per
la Giornata mondiale della meteorologia.
Il lungo cammino di ItaliaMeteo
Dopo
attese e nulla di fatto, l’agenzia statale è stata istituita con la
legge di bilancio 2018. Poi il via libera delle Regioni nella conferenza
Stato-Regioni di maggio 2019. ItaliaMeteo è fondata su due pilastri: lo
Statuto – prodotto dal Comitato di indirizzo – e il Regolamento
attuativo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio 2021.
A
lungo è stata definita “un corpo senza testa” per via della nomina del
direttore che si è fatta attendere. La delibera del Consiglio dei
ministri lo scorso 16 settembre ha poi ufficializzato la scelta di Carlo
Cacciamani come direttore di ItaliaMeteo, che ha dato inizio
all’operatività di questo organo tecnico.
La struttura è così
composta: il Comitato di indirizzo per la meteorologia e la climatologia
dà le linee strategiche all’agenzia sulla base delle attività
predisposte, mentre la gestione finanziaria è affidata alla vigilanza
del Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca.
Il
bilancio approvato consentirà di completare l’organico, che prevede
quattro dirigenti, 48 dipendenti e 30 consulenti. La sede si troverà a
Bologna, dove sarà trasferito da Reading (UK) anche il Data Centre del
Centro meteorologico europeo per le previsioni a medio termine (ECMWF).
Il servizio meteo fino a oggi e il rischio idrometeo-climatico in Italia
Storicamente,
l’unico servizio meteorologico nazionale è stato quello
dell’Aeronautica militare, nato per supportare il volo aereo e le
funzioni strategiche militari. La mancanza di un servizio nazionale
polivalente ha portato alla nascita di tanti servizi meteo regionali,
soprattutto nell’Italia settentrionale. Parallelamente anche i servizi
privati, grazie alla direttiva varata dall’UE nel 2019, hanno potuto
accedere a costo zero ai dati metereologici “aperti”, al pari dei
servizi pubblici.
Questi servizi, seppur efficienti e ben
organizzati, manifestano tutti i limiti della frammentazione e una
copertura poco efficace a causa della distribuzione iniqua sul
territorio. Senz’altro hanno sopperito alla necessità effettiva e quindi
svolto un servizio di pubblica utilità, ma determinato allo stesso
tempo: un’assenza di standard unici condivisi di monitoraggio e dunque
scarsa competitività di attirare risorse a livello europeo, la
duplicazione di sforzi e costi a fronte di finanziamenti insufficienti
se paragonati a Paesi europei con PIL simile al nostro.
Come
rilevato da Cacciamani, ciò ha contribuito a disincentivare la “cultura
del rischio”, un fattore percepito come astratto, che invece è il
risultato di variabili molto concrete: pericolosità, vulnerabilità ed
esposizione del territorio. Il loro prodotto può essere mediato – quando
non neutralizzato – dall’uomo attraverso la capacità di risposta.
L’urgenza
in proposito è incombente nel nostro Paese, contraddistinto da una
crocevia di perturbazioni atlantiche e da un elevato rischio
meteo-idrogeologico e idraulico.
Funzioni e obiettivi di ItaliaMeteo
ItaliaMeteo
è la svolta per porre a sistema ciò che c’è già, fare un passo
ulteriore e ottimizzare la nostra capacità di risposta ai rischi. Dunque
instaurerà convenzioni per collaborare con tutti gli “enti meteo”, gli
utilizzatori e le strutture di ricerca. Tra questi, la protezione civile
e i centri funzionali, l’Ispra, caposaldo del sistema nazionale di
prevenzione ambiente con le agenzie regionali, il CNR, i ministeri
competenti e tutti gli organismi presenti sul territorio.
Sulla
base di queste collaborazioni coordinerà in modo centralizzato risorse,
competenze e innovazioni tecnologiche di ognuno, uniformandole. Il
risultato sarà messo a disposizione dei settori topici per lo sviluppo
del Paese: agricoltura, trasporti, energia, infrastrutture e pubblica
informazione.
Questa comunanza di intenti sarà al servizio di
politiche ambientali, per la riduzione del rischio sul territorio,
l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico. Unitamente al
fronte istituzionale, lo scopo prioritario annunciato da Cacciamani sarà
creare le condizioni per un cambio di paradigma nella comunicazione con
il cittadino:
“semplificare – senza banalizzare – la
narrazione per aiutare l’interpretazione da parte di uno spettro
maggiore di persone. Questo richiederà formazione, riduzione dei tempi
di trasmissione delle informazioni e nuovi linguaggi omogenei, non si
risolve tutto con la tecnologia”.
Già da tempo Cacciamani aveva
segnalato che “nell’ottica di aumentati rischi meteo-indotti in
frequenza, la crescita della consapevolezza va alimentata senza
soluzione di continuità da adesso agli anni a venire.” In questo senso,
uniformare i linguaggi comunicativi servirà ad aumentare la
consapevolezza del rischio, a diffondere pratiche di auto-protezione
civile e una corretta ricezione delle allerte.
ItaliaMeteo, nasce la prima agenzia meteorologica nazionale in Italia
