Il Neumanesimo del Marketing di Marina Martorana

La disciplina economica che guarda ai profitti diffonde oggi la maggior propaganda per inclusione e uguaglianza, all’insegna della sostenibilità etica e ambientale

Vai col marketing. Che, riportando l’uomo – e le sue esigenze – al centro dell’universo, sta facendo vivere uno scenario di neoumanesimo. La sua bella rivincita con gli ottusi, il neoumanesimo del marketing.

A lungo osteggiato dai soliti puristi del quattrino, beceri teorici dai neuroni inzuppati di muffa che vedono in negativo ogni nuova disciplina volta a vendere e ad aumentare i profitti sulla scia di astrusi concetti inerenti il vil denaro.

Definito anche marquetting evocando ignobili marchette e markettari coloro che lo applicano. Ebbene, oggi se nelle variegate menti che compongono il nazional-pop si stanno diffondendo concetti quali sostenibilità etica e ambientale, uguaglianza, inclusione lo dobbiamo proprio al marketing.

Certo, nessuno nega che l’obiettivo finale sia quello di accalappiare clienti e far cassa. Ma si sa est modus in rebus, un conto è ingannare i consumatori con subdole promesse del tipo “ mai più rughe con la tal crema”, un altro aumentare l’attenzione del pubblico parlando, per esempio, di prodotti certificati a impatto zero.

Utili veramente all’essere umano e al Pianeta. Se poi il fatturato aziendale aumenta, a questo punto non ha alcun senso far polemica sulla tal azienda che, nel contempo, sta incrementando la sensibilità collettiva in relazione a grossi problemi di inquinamento terrestre.

E può essere che chi si mette di traverso lo faccia solo per il motivo più meschino e arcipresente, quale l’ invidia.

Bisogna dire che, sul piano degli acquisti, il cliente oggi si è evoluto ed è diventato molto razionale. Forse anche perché riceve in media 3456 messaggi promo-pubblicitari al giorno – come evidenzia una ricerca dell’influente Istituto di ricerca Forrest – è sgamato, ben più difficile da colpire che in passato.

Vuole spendere meno e meglio, il good value for money sta diventando il must tra i consumatori. E’ quindi diminuito notevolmente l’acquisto d’impulso che ha fatto la fortuna di tante realtà nei decenni passati.

Non ultimo, prestare attenzione al prezzo sta riducendo sempre più la fedeltà al brand, altro grande caposaldo del tempo che fu. Di conseguenza nasce la propensione a provare nuovi prodotti e in modalità vicine alle proprie esigenze.

Il consumatore è alla ricerca di quei qualcosa che soddisfino interamente il suo essere, le sue emozioni, i suoi desideri, i suoi valori. In tandem ai termini pratici, o meglio col denaro di cui dispone.

Sono ora anche le necessità economiche a dettare legge e gli stessi consumatori i protagonisti del mercato. Il cliente del terzo millennio vuole quel che vuole, subito, ora, personalizzato, coinvolgente. Chiede implicitamente alle aziende un dialogo, non un monologo.

E il marketing “del bene” intelligente gli viene incontro spargendo l’ondata di neoumanesimo che tutti abbiamo sotto agli occhi.

Non esistono, d’altronde, solo bimbi belli, felici e sani che si rincorrono sotto al sole. Molti piccoli sono down, oppure affetti da gravi malattie che impediscono loro di svolgere molteplici azioni basilari.

E’ sempre stato così, naturalmente, però rappresentava un tabù sociale: meglio evitare di mostrare questi lati drammatici dell’infanzia, penalizzano le vendite, sostenevano gli ex guru. Oggi vige l’esatto opposto, il consumatore non è attratto dall’iper edonismo consumistico, condito da narcisismo ed esibizionismo che chiudeva in una sorta di bolla culturale la società.

Lo stesso vale per l’universo LGBQ, a lungo ghettizzato dall’ipocrisia del perbenismo . E cosa dire della natura, che restava relegata in immagini poetiche, fiorellini, canzoncine mentre, in verità, soffriva per il soffocamento da iperconsumi, oltre a disorganizzazione o incapacità nello smaltimento dei rifiuti tossici.

Tantomeno si parlava dell’estinzione di specie animali che destabilizzano l’ecosistema, meglio far vedere il gattino che gioca con la pallina e il cagnetto che accoglie con un festoso bau bau il suo proprietario.

Queste tematiche riguardano olisticamente l’essere umano, il suo benessere psicofisico, i suoi valori, la sua esistenza giornaliera sulla Terra. Non provengono da elucubrate trovate di marketing espresse pur di vendere e, lo fossero, sono comunque realtà, nessun imbroglio.

Il tanto discusso marketing e i cosiddetti markettari hanno sdoganato (e stanno sdoganando) quell’opprimente senso di chiusura sociale con l’inclusione, creando un equilibrio naturale.

Per profitto? Anche sì. L’essere umano d’altronde ha grande necessità di armonia e le aziende di incassi, non ultimo per dare nuovi stipendi a chi lavora.

di Marina Martorana
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