Il Giornalismo Ieri, Oggi, Domani (2) ad opera di Biagio Maimone

Il giornalismo in Italia nel primo Novecento

Nel primo Novecento, in Italia, l’editoria, oltre ad essere un ambito molto d’elite, con pochi lettori, in quanto il 48 % della popolazione italiana è analfabeta, deve affrontare problematiche, legati ad eventi storici, che ne rallentano fortemente lo sviluppo.

Il fatto storico più traumatico per la vita del giornalismo è la prima guerra mondiale.
Oltre ai danni economici, la guerra aveva determinato la nascita di due fronti, quello interventista e quello neutralista rispetto all’entrata in guerra, che influivano sulla tipologia dei contenuti della carta scritta, comprimendo la sua libertà.

I giornali, inoltre, cambiavano spesso proprietà fino a quando furono censurati e, quindi, bloccati nella loro attività.

Luigi Cadorna, infatti, aveva dato corso alla censura, per cui tutte le notizie venivano emanate dall’Ufficio Stampa del Comando Supremo dell’Esercito.

Nascevano i giornali di partito, i cui direttori diventavano veri e propri vassalli del Duce. Mussolini, per limitare ancora di più la libertà dei giornalisti, dispose l’obbedienza da parte dei maggiori quotidiani cittadini e diede un’impronta dottrinaria ai giornali inserendoli nella macchina del consenso, senza creare veri e propri giornali di Stato.

Solo nei confronti della stampa cattolica il regime aveva adottatto un particolare atteggiamento di cautela nel chiedere obbedienza, poiché, nel complesso, i fogli cattolici assecondavano le propensioni della Chiesa ad un dialogo con il regime, in virtù dei Patti Lateranensi.
Emerge, in tutta la sua pregnanza, il problema della sudditanza della stampa al potere, difatti, mai completamente superato.

Ancor oggi esso è la piaga che l’editoria ha nel suo seno e ne determina spesso i contenuti e le regole. Tuttavia, gran parte della stampa si uniforma al principio della libertà di pensiero Essa, pertanto, diventa foriera di emancipazione sociale e culturale.

Il fenomeno storico della Resistenza al fascismo rende giustizia a quanti vogliono liberarsi dalle catene dell’asservimento al fascismo.

Nascono la Stampa Clandestina e i Fogli delle Formazioni Partigiane. I principali giornali contro il fascismo sono l’«Unità», per quanto riguarda l’ala comunista, e l’«Italia Libera», che è l’organo d’informazione preferenziale del Partito d’Azione.

E’ pur sempre vero che non esiste una stampa neutrale, in quanto essa si schiera a favore dell’una o dell’altra posizione politica. Tuttavia, schierarsi dalla parte di una causa nobile significa, in ogni caso, schierarsi dalla parte della verità e della libertà.

Non vi è giornalista che non nutra ideali e sono tali ideali a dirigerlo nel suo impegno giornalistico.

La storia e i fatti non possono, comunque, essere taciuti dal giornalismo ed esso, in tal modo, diventa narrazione della realtà.

La dimensione della narrazione della realtà definisce il livello etico del giornalismo. Nascondere la verità storica oppure distorcerla significa deviare dai principi morali che devono sorreggere chi racconta la vita, la storia, gli accadimenti anche quotidiani.

Siamo agli inizi del Novecento e tale aspetto si staglia già in tutta la sua ampiezza
Dopo la seconda guerra mondiale nascono molti giornali, il cui intento è superare la dolorosa esperienza fascista. Tra i più importanti giornali vi sono «Il Resto del Carlino», che fino al 1953 si chiamerà «Il Giornale dell’Emilia», il «Secolo XIX», «La Nazione», «Il Messaggero» e il «Giornale d’Italia». Nel luglio 1945 Rizzoli ottiene l’autorizzazione a pubblicare il settimanale «Oggi» .

Con l’entrata in vigore della Costituzione, il primo gennaio 1948 , viene restituita la libertà all’editoria giornalistica .

L’articolo 21 della Costituzione ratifica : «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dall’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume».

E’ ben evidente come il giornalismo sia soggetto agli avvenimenti storici e come di esso subisca gli influssi Libertà di espressione e negazione della libertà di stampa sono i due poli in cui si dibatte l’esistenza travagliata del giornalismo.

Ed ecco arrivare gli anni 50, ossia il periodo d’oro del giornalismo italiano, che fa sì che i rotocalchi rispondano, con la loro narrazione, al desiderio di favole moderne e all’aspirazione ad un’esistenza di benessere.

Alcuni, come «Oggi», guadagnano bene, vendendo molte copie che riportano articoli su famiglie reali, miliardari e divi del cinema.

Il 2 ottobre 1955 nasce l’«Espresso», il cui Direttore è Arrigo Benedetti, affiancato da Eugenio Scalfari. Questo giornale si fa paladino delle inchieste sulla malapolitica e sulle grandi questioni sociali ed economiche.

La narrazione dei giornali, negli anni 50, risponde alle esigenze molteplici della realtà post bellica, che si dirige verso orizzonti che guardano al benessere senza tralasciare l’impegno sociale e le grandi battaglie ideologiche.

Man mano si apre una finestra verso una narrazione multiforme e variegata, che dà spazio a molteplici stili giornalistici. Si può parlare di inizio della pluralità della voci della carta stampata.

Modernità e sviluppo della stampa sono in simbiosi e si nutrono vicendevolmente e reciprocamente l’una degli apporti dell’altro.

di Biagio Maimone
Giornalista e comunicatore, grande esperto di uffici stampa, inviato del quotidiano America Oggi, condirettore di Marketing Journal e Segretario Generale del ClubMC
biagio.maimone@gmail.com