Fake news: nasce l’Osservatorio Media Digitali

“Coordinato dall’Università Luiss Guido Carli sarà il punto di riferimento italiano dello European Digital Media Observatory, ideato dalla Commissione Europea, che ha creato un network di 8 centri nazionali sull’analisi dei social media. Ben 12 i partner coinvolti.”

Due gli obiettivi dichiarati del nuovo hub: 1. contrastare il fenomeno delle fake news tramite una strategia basata sul monitoraggio del flusso di informazioni e sull’utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale per identificare le target audiences più soggette a tale disinformazione 2. individuare i meccanismi che ne portano alla condivisione e quelli funzionali a prevenirne e contrastarne il potenziale impatto.

Numerosi i partner coinvolti: Rai, Tim, Gruppo Gedi La Repubblica, anche l’Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard, Pagella Politica, Alliance of Democracies Foundation, Corriere della Sera, Fondazione Enel, Reporters Sans Frontières, e The European House Ambrosetti.

Un’iniziativa nata in risposta alla crescente pervasività, velocità di diffusione e ai danni che la disinformazione (in particolare in rete) sta producendo nel mondo a tutti i livelli: sociale, politico, sanitario (si pensi al concetto di infodemia emerso proprio con la pandemia di Covid 19) e di sicurezza.

In Italia, nello specifico, secondo una ricerca di AGCOM, nel 2018, più della metà delle fake news (57%) riguardava notizie riconducibili a fatti di cronaca, politica e accadimenti di rilevanza internazionale. Seguiva la categoria delle notizie di carattere scientifico e tecnologico, oggetto del 19% dei contenuti fake. Quest’ultime sono notizie idonee a produrre effetti sulla sfera ideologica dei cittadini; suscitano grande interesse nella popolazione. Quanto alle restanti categorie di contenuti (“cultura e spettacolo” 16%, “economia” 6% e “sport” 1%), coprivano congiuntamente meno di un quarto dell’offerta complessiva di disinformazione.

Nel 2018, il volume di disinformazione nel Bel Paese risultava nel complesso crescente sia in termini assoluti sia in termini relativi. Nel 2020 il focus delle fake news si è spostato nel campo scientifico e tecnologico e ha riguardato in particolare la pandemia da Covid-19. Tanto da far utilizzare, come suddetto, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il termine infodemia proprio per evidenziare la necessità di contrastare la situazione pericolosa venutasi a creare con la pandemia per la “Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.”

Un lavoro complesso ma sempre più necessario come afferma Gianni Riotta, direttore del Luiss DataLab e del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale: “Negli ultimi mesi nel nostro paese la disinformazione è aumentata del 500%. Basta questo per capire la vastità del problema che dobbiamo affrontare”.