È l’ora dei carrelli intelligenti per fare la spesa

Carrello delle mie brame quante calorie hanno le banane? Ebbene sì, si possono fare domande al carrello del supermercato senza che poi qualcuno chiami la neuro. Certo non è il trabiccolo in ferro con cui si rischia di stecchire chi è piegato a frugare fra i primi prezzi. Non è neanche quello colorato, leggero e squilibrato (per via delle irrazionali misure fra capienza del cestino e base minuscola) che serve solo a giustificare il riciclo delle plastiche.

Pensiamo a strumenti tecnologici in grado di fornire informazioni e migliorare l’esperienza d’acquisto

Ci sono carrelli sorprendentemente intelligenti e servizievoli dotati di sistemi di lettura di codici di vario tipo (a barre, qr, stealth ecc.). Sono forniti anche di sistemi che convertono la lettura di un’etichetta in messaggio vocale per gli ipovedenti. Il vantaggio di queste soluzioni basate su sistemi ict avanzati è quello di dare informazioni utili connettendo tutti i reparti, le offerte speciali, la segnalazione di abbinamenti. Non manca la possibilità di farsi seguire docilmente dal carrello senza bisogno di toccarlo. Insieme alla sua riprogettazione in chiave ergonomica (pensando alle mamme con bambini, agli anziani e non solo ai giovinotti palestrati), c’è la necessità di renderlo un elemento dotato di funzionalità capaci di apportare informazioni. Per esempio, man mano che si caricano i prodotti, avverte che si sta per raggiungere il budget di spesa deciso e suggerisce alternative.

Un carrello con scomparti per fare ordine. Certo non toglie la fatica fisica, ma la limita. La logistica del cliente si basa sui bicipiti brachiali: togliere il prodotto dallo scaffale, metterlo nel carrello, rimuoverlo da lì per appoggiarlo sul nastro della cassa, ritirarlo e metterlo nel proprio carrello o in borsoni. Poi si trascina il tutto fino a casa e lì il lavorio dei muscoli non termina di certo perché bisogna riporre in frigo, negli armadietti e in altri anfratti. Chi preferisce insegne lontane da casa tira fuori l’auto. Arrivato alla meta parcheggia, rovista in tasca per trovare la moneta da 1 euro con cui si sgancia il carrello (ma è questo il deterrente per evitare che venga rubato?) e via per il tour.

Qualche insegna mette a disposizione dei self-scanner, ma non si vede il vantaggio siderale rispetto al far passare i prodotti alla cassa normale. Ci sono negli Usa super che tracciano, con dispositivi a soffitto, il singolo consumatore e tutto quello che tocca (anche il prodotto preso in mano solo per leggere l’etichetta) oltre a quel che viene messo nel carrello e di cui fa automaticamente la somma presentando il conto.

A parte i dubbi sulla privacy, il consumatore non ha nessun effettivo vantaggio. Per cui consideriamo il carrello delle mie brame, quello intelligente e servizievole, un facilitatore che aiuta a conoscere e a fare esperienze.

Consegne a domicilio, locker, uso del proprio smartphone per pagare? Tanti difendono la propria privacy e l’anonimato. Meglio applicare al carrello la tecnologia già disponibile per servire al meglio chi preferisce visitare personalmente il punto di vendita.

di Marilde Motta su www.promotionmagazine.it