A proposito di marketing nella economia circolare, a cura di Paolo Ricotti

Oggi l’Economia Circolare è “ un termine che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua eco-sostenibilità…

In particolare, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo attento alla riduzione degli sprechi delle risorse naturali e consistente in condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo di materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile…” (Wikipedia).

Ricordo che questo aspetto non è nuovo all’interno della cultura d’impresa dato che proprio nelle metodologie di certificazione dei prodotti ambientalmente corretti esistenti da oltre 20 anni (es: ISO 14001, EMAS, Eco Label, ecc.) l’argomento è sempre stato al centro delle analisi di processo. Anche nelle logiche di Life Cycle Assessment (LCA) si studiano gli effetti sull’ambiente dei vari prodotti e servizi immessi sul mercato.

Tuttavia a me piace ricondurre la materia ad un testo di William Mc Donough “Cradle to Cradle” del 2002, in cui l’autore sottolineava l’esigenza di rivedere completamente la progettazione dei prodotti in una logica circolare di “Cradle to Cradle” e cioè “dalla culla alla culla” e non più “dalla culla alla morte” come prevedeva la tradizionale cultura marketing d’impresa degli anni ’60-’90.

L’aspetto sorprendente di quel testo era tuttavia collegato al fatto che l’autore aveva calcolato che mediamente nei prodotti esistenti sul mercato il “contenuto” rappresentava solo il 5% del totale.

In altre parole affermava che il 95% della composizione dei diversi prodotti è costituito da elementi accessori e complementari al prodotto stesso, a volte del tutto superflui o addirittura dannosi.

Cioè sottolineava il fatto che l’Economia Circolare non verte in realtà solo sul concetto di “ciclo chiuso” delle materie prime e materiali utilizzati in un determinato prodotto senza alcun impatto sull’ambiente, ma che i prodotti in generale mostrano un eccesso di sovrastruttura “marketing” che deve essere comunque meglio gestita in chiave di vera sostenibilità ambientale.

Il punto critico dell’economia circolare è, dunque, quello collegato alla massima riduzione possibile delle componenti materiali dei prodotti, quello che la mia Associazione (www.plef.org) definisce con il concetto di “smaterializzazione dei costi variabili di produzione”: solo dopo avviene la “circolarità”!

L’argomento è centrale nella progettazione di nuovi prodotti o servizi, e risulta fondamentale nella cultura gestionale degli uomini di marketing perché, come avevo già sottolineato nel mio precedente post collegato al “Global Shift e Sostenibilità d’Impresa”, implica una profonda revisione del paradigma del Packaging, la causa principale degli impatti ambientali e fattore critico dell’Economia Circolare”.

Il tema è comunque subordinato ad altri fattori di gestione ancora più importanti che, se non adeguatamente considerati e amministrati, potrebbero rendere inutile o addirittura superfluo ogni modifica di processo.

Mi riferisco al fatto che la progettazione di un prodotto è l’ultima fase – dunque non la prioritaria – di una corretta pianificazione strategica dell’intera organizzazione osservata sotto l’aspetto dell’Economia Sostenibile.

Prima occorre dunque essere certi che l’impresa sia consapevole:

1) Di aver individuato un suo Scopo Superiorein grado di definire il senso, la propria cultura e la direzione del suo divenire.
2) Di aver definito un suo Posizionamento Strategico Sostenibile, in grado di qualificare ogni sua attività come concorso alla sua competitività “sostenibile” sul mercato, e quindi anche utile per la definizione del carattere e personalità dei propri Brands
3) Di aver reso possibile un’organizzazione in grado di creare un clima di lavoro interno e una politica di gestione del personale motivante, partecipativa e prodroma di reale benessere.
4) Di aver individuato le principali forze di natura immateriale(detti anche KPI intangibili) in grado di sostanziare una nuova finanza positiva, in grado di migliorare costantemente l’”Equity Value” dell’impresa, non più in chiave speculativa o di breve periodo.

Alla fine di questo percorso è dunque possibile mettere mano alle tematiche di progettazione di prodotto in una logica di Economia Circolare.

Tutti queste attività vanno gestite insieme e non, dunque, solo singolarmente, altrimenti il processo di cambiamento culturale complessivo nella direzione di una piena sostenibilità è del tutto sterile.

L’argomento sembra complesso, ma vi assicuro che è ben più semplice e concreto di quanto non possa apparire: basta solo aver le idee chiare su poche ma fondamentali logiche gestionali e il resto viene di conseguenza.

Questo ed altri argomenti sorprendenti sono trattati all’interno dell’Accademia della Sostenibilità d’Impresa (www.accademiadellasostenibilita.org) che la mia associazione – con il sostegno del Club del Marketing e Comunicazione – propone a manager e professionisti realmente interessati ad approfondire queste tematiche fondamentali per l’efficacia del proprio pensare ed agire e ovviamente di una migliore sostenibilità d’impresa

di Paolo Ricotti – Fondatore di Planet Life Economy Foundation

PS:
Il Club del Marketing e della Comunicazione sostiene e promuove l’Accademia della Sostenibilità di Impresa con la propria ClubMC Academy per una migliore formazione manageriale grazie ad una originale e coinvolgente prospettiva gestionale e direzione per l’impresa in transizione ecologica verso il nuovo mondo

Libero Fusi
Vice Presidente ClubMC delegato al marketing ed alla formazione
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