5 tendenze 2022 dei brand di moda etica e sostenibile per un futuro assicurato

I consumatori stanno cambiando la loro mentalità e il loro comportamento nell’acquisto di capi di abbigliamento, e gli effetti di tali cambiamenti sono destinati a lasciare un segno per i brand e i rivenditori di moda.

I lockdown nazionali e locali causati dalla pandemia da coronavirus hanno accelerato un cambiamento di mentalità tra gli shopper, portandoli ad essere più attenti gli uni verso gli altri e verso l’ambiente. Le community si sono riunite per combattere un nemico comune e hanno fatto il punto sui valori per loro importanti, che adesso vogliono vedere riflessi nei brand da cui acquistano.

In che modo le politiche sull’ambiente, le condizioni di lavoro e le questioni sociali influenzano i consumatori di oggi?

L’ultimo sondaggio di Trustpilot condotto a livello internazionale in collaborazione con London Research ha dimostrato che non solo gli amanti della moda sono più cauti nello spendere quest’anno, ma sono anche estremamente consapevoli della necessità di acquistare articoli da marchi di moda e rivenditori con forti pratiche etiche e di sostenibilità.

Per i brand e i negozianti che operano nel settore del fashion, si tratta dunque di un’opportunità per raggiungere tutti quei consumatori interessati ad acquistare da aziende che si prendono cura dei lavoratori all’interno della loro filiera produttiva, oltre che dell’ambiente.

Ecco perché i brand dovrebbero tenere conto di ciò che i consumatori si aspettano da loro in termini di etica e sostenibilità, così come è emerso da questa ricerca.

Cinque tendenze chiave che definiranno il futuro dei brand del fashion

1. Quattro clienti su cinque vengono influenzati dalle scelte etiche

Le taglie e la vestibilità non sono gli unici aspetti da prendere in considerazione. I brand e i negozi di moda devono prendere coscienza del fatto che la tutela dei lavoratori lungo l’intera filiera e il rispetto dell’ambiente sono ormai parte integrante delle decisioni di acquisto di un cliente.

Più di quattro consumatori su cinque (esattamente l’82%) hanno dichiarato che smetterebbero sicuramente (il 31%) o probabilmente (il 51%) di acquistare da un brand che si è rivelato essere privo di standard etici.

2. I consumatori sono prudenti nello spendere i propri soldi

La recessione innescata dalla pandemia globale sta modificando le abitudini di consumo nel campo della moda. Poco meno di tre quarti dei consumatori (ossia il 72%) spendono di meno o la stessa cifra rispetto a prima della pandemia.

L’abbigliamento casual e per il tempo libero è la categoria con la più alta percentuale di consumatori che hanno aumentato la spesa (21%), e questo anche in considerazione del fatto che, in diversi settori, i lavoratori hanno cominciato a lavorare da casa. Questa percentuale risulta addirittura quasi il doppio, se paragonata a quella di chi acquista abbigliamento formale o articoli di lusso.

3. Gli amanti della moda si fidano delle recensioni e si fidano gli uni degli altri

I consumatori sono alla ricerca di brand e negozi di moda con solide strategie etiche e di sostenibilità.

Per capire quali marchi soddisfano questi criteri, attingono notizie da molte fonti, ma è soprattutto gli uni degli altri che si fidano maggiormente – l’89% dei consumatori ha espresso infatti un livello di fiducia alto o medio nel passaparola e l’85% nelle valutazioni e nelle recensioni.

La fiducia riposta nel passaparola e nelle recensioni è da due a tre volte superiore rispetto ad altre fonti quali riviste, pubblicità e i siti web dei brand stessi. La fonte di informazioni di cui ci si fida di meno sono le celebrità influencer. La gente infatti tende a fidarsi delle recensioni tre volte di più di quanto non si fidi di un personaggio famoso che pubblicizza un prodotto di moda sui social media.

4. I consumatori sono attenti ai principi etici dei brand e agiscono di conseguenza

Secondo quanto emerso dalla ricerca, i brand non dovrebbero rimandare oltre, ma prendere immediatamente posizione sulle questioni etiche, dal momento che i consumatori stanno già agendo secondo le proprie convinzioni e la propria morale. Più della metà (il 54%) di essi afferma che l’attenzione dei brand verso le condizioni di lavoro e le politiche di sostenibilità, hanno giocato un ruolo fondamentale nello spingerli ad acquistare (o a non acquistare) articoli di moda.

Quasi altrettanti consumatori (il 41%) sono stati influenzati dall’attenzione dei retailer alle politiche sulla diversità e l’inclusione, mentre il 33% si è lasciato influenzare dal fatto che un marchio fingesse di essere etico, mentre in realtà non portava avanti alcuna azione veramente efficace (”slacktivism”).

I consumatori si fidano del passaparola e delle opinioni dei clienti rispettivamente tre e due volte di più rispetto alle informazioni diffuse dai media. I brand più attenti dovrebbero perciò cogliere l’importanza di comunicare al loro pubblico in che modo le loro strategie etiche e ambientali soddisfano le aspettative degli shopper di oggi. In questo modo, la loro sensibilità a tali tematiche trasparirebbe dal dialogo che si verrebbe a instaurare con i loro clienti all’interno delle recensioni.

5. I brand possono trarre spunto dal desiderio di etica e di sostenibilità dei consumatori

I clienti hanno rivelato quello che vogliono vedere dai brand e dai rivenditori di moda. Per il 46% di essi, l’impegno a favore di buone pratiche di lavoro lungo tutta la filiera produttiva e dell’utilizzo di imballaggi ecologici rivestono la medesima massima priorità, seguite da un servizio di riciclaggio, che ha ricevuto il 41% delle preferenze.